Dolo Bancarotta Fraudolenta Documentale: quando davvero si può condannare un amministratore?

Penale

Il Dolo nella Bancarotta Fraudolenta Documentale non si presume: la Cassazione esclude il principio “non poteva non sapere”
Dolo nella Bancarotta Fraudolenta Documentale – Un’immagine rappresentativa di un documento strappato

La sentenza 36575/2025 della Cassazione Penale sul Dolo nella Bancarotta Fraudolenta Documentale

Il tema del Dolo nella Bancarotta Fraudolenta Documentale è uno dei più complessi e delicati all’interno dei reati fallimentari. Infatti, ogni volta che una società fallisce e le scritture contabili non vengono trovate oppure risultano irregolari, molti si chiedono quale sia il confine tra una condotta dolosa e una condotta meramente colposa. Inoltre, quasi sempre gli amministratori formali vengono travolti da accuse fondate sul loro ruolo, anche quando non hanno avuto un ruolo reale nella gestione societaria. Per questo motivo la recente sentenza 36575/2025 della Corte di Cassazione offre un chiarimento decisivo, soprattutto perché chiarisce che il famoso principio “non poteva non sapere” non può essere utilizzato per condannare.


Cos’è il dolo nella bancarotta fraudolenta documentale e perché è decisivo?

Per comprendere il valore della sentenza, bisogna partire da una domanda essenziale: che cosa si intende davvero per Dolo Bancarotta Fraudolenta Documentale dell’art. 216 della Legge Fallimentare?

Si parla di dolo quando l’agente agisce con la coscienza e la volontà di rendere impossibile o almeno gravemente difficoltosa la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari. Non basta, quindi, che manchino le scritture. E non basta neppure che la contabilità sia irregolare. Serve molto di più. Serve la prova che l’amministratore abbia voluto impedire i controlli e creare un danno ai creditori.

Proprio per questo motivo la Cassazione ribadisce che non è possibile condannare qualcuno solo perché “avrebbe dovuto sapere” o perché “non poteva non immaginare” le conseguenze del proprio comportamento.


Perché il principio “non poteva non sapere” è vietato nel diritto penale per quanto riguarda il dolo nella bancarotta fraudolenta documentale?

La sentenza è particolarmente importante perché chiarisce in modo definitivo che il ragionamento “non poteva non sapere” non appartiene al diritto penale.

Il diritto penale richiede prova piena del dolo, non una presunzione. Sebbene possa sembrare intuitivo ritenere che un amministratore “dovesse sapere” cosa accadeva nella società, questo non è sufficiente. Il diritto penale non può basarsi su supposizioni. Inoltre, una responsabilità fondata sul ruolo formale trasformerebbe la bancarotta in un reato di posizione, cosa che la Cassazione rifiuta con forza.


Cosa succede quando le scritture contabili mancano completamente?

Una delle questioni centrali riguarda la distinzione tra:

  • omessa tenuta delle scritture contabili
  • tenuta irregolare delle scritture contabili

Queste due situazioni non sono equivalenti. Inoltre, portano a conseguenze penali molto diverse. Quando la contabilità manca del tutto, non si può automaticamente parlare di bancarotta fraudolenta documentale. Infatti, la Cassazione ricorda che anche in questo caso occorre dimostrare che l’assenza della contabilità sia stata voluta con l’intenzione di impedire i controlli.

Pertanto, se la mancanza deriva da disorganizzazione, superficialità, colpa o gestione di fatto da parte di altri soggetti, non si può parlare di dolo.


Quando si configura invece la bancarotta semplice documentale e il dolo?

La bancarotta semplice documentale è una fattispecie molto meno grave e soprattutto di natura colposa. Si verifica quando l’amministratore non tiene o non conserva correttamente le scritture contabili per negligenza, e non per volontà di creare un pregiudizio.

Proprio questo è il punto su cui la Cassazione ha richiamato la Corte d’Appello: non basta constatare il disordine contabile per condannare per bancarotta fraudolenta. Per affermare la fraudolenza serve la prova del dolo, altrimenti la condotta va ricondotta alla bancarotta semplice documentale.


L’amministratore formale risponde sempre della contabilità sociale?

Un’altra domanda decisiva è: basta essere amministratore per essere automaticamente responsabile? La Cassazione risponde in modo netto: no.

Non è possibile affermare il Dolo Bancarotta Fraudolenta Documentale solo sulla base della qualifica formale. Infatti, il ruolo giuridico non può sostituire la prova della partecipazione effettiva alla gestione dell’impresa. Questo vale soprattutto nei casi – molto frequenti – in cui l’amministratore formale sia un prestanome o comunque una persona che, pur avendo accettato la carica, non abbia mai gestito realmente l’azienda.


Come si prova il dolo nella bancarotta documentale?

La Cassazione fornisce una linea chiara: per affermare il dolo bisogna dimostrare che l’imputato abbia:

  • voluto occultare o eliminare le scritture contabili;
  • consapevolmente impedito la ricostruzione del patrimonio;
  • agito con l’intenzione di danneggiare i creditori;
  • condiviso volontariamente un progetto fraudolento con altri soggetti.

Senza queste prove, non si può parlare di bancarotta fraudolenta documentale.


Quali errori ha commesso la Corte d’Appello secondo la Cassazione?

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha:

  • confuso la tenuta irregolare con l’omessa tenuta;
  • attribuito il dolo senza una prova diretta;
  • applicato la logica del “non poteva non sapere”;
  • dedotto la fraudolenza da semplici difficoltà economiche;
  • ignorato elementi probatori favorevoli alla imputata.

Questa serie di errori ha reso la motivazione insufficiente, e quindi la sentenza è stata annullata con rinvio.


Perché questa sentenza è rilevante per imprenditori e amministratori?

La decisione è importante perché tutela gli amministratori che, pur avendo ricoperto formalmente un ruolo, non hanno mai avuto un reale potere di gestione. Inoltre, impedisce che l’assenza di contabilità – circostanza frequente nelle crisi aziendali – venga automaticamente qualificata come condotta fraudolenta.


FAQ

L’amministratore risponde sempre delle irregolarità contabili?

No. Serve analizzare il ruolo effettivo e verificare se abbia gestito davvero la società.

Quando manca la contabilità si parla sempre di bancarotta fraudolenta?

No. Senza prova del dolo la condotta è colposa, e quindi integra la bancarotta semplice documentale.

La consapevolezza del dissesto prova il dolo?

Assolutamente no. Conoscere le difficoltà economiche non significa voler distruggere le scritture.

Il principio “non poteva non sapere” può essere usato in tribunale?

No. È estraneo al diritto penale e vietato dalla Cassazione.

Se la contabilità era gestita da altri, l’amministratore è responsabile?

Dipende. La responsabilità richiede prova della partecipazione consapevole alla condotta.

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