Reati Ambientali 231: cosa rischiano le aziende e come evitare sanzioni

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Reati Ambientali 231
Reati Ambientali 231

Cosa sono i Reati Ambientali 231 e perché rappresentano un rischio concreto per le imprese?

I Reati Ambientali 231 sono reati che, se commessi nell’interesse o a vantaggio dell’azienda, comportano la Responsabilità Amministrativa Degli Enti. Inoltre, l’ambiente è oggi oggetto di una tutela normativa sempre più rigorosa. Pertanto, ogni impresa deve conoscere con consapevolezza i propri obblighi organizzativi, perché anche una minima irregolarità può trasformarsi in una contestazione pesante.

Inoltre, la gestione di rifiuti, emissioni o scarichi riguarda ormai quasi tutte le realtà produttive, anche le meno complesse. Di conseguenza, la compliance ambientale non è più accessoria, ma parte integrante della governance.

Quali reati rientrano nei Reati Ambientali 231?

Innanzitutto, è importante ricordare che i reati presupposto sono elencati nell’art. 25-undecies del D.lgs. 231/2001. Inoltre, tale catalogo è in costante espansione per effetto degli aggiornamenti normativi. Tra le principali fattispecie rientrano:

  • gestione illecita di rifiuti (art. 256 D.lgs. 152/2006)
  • inquinamento ambientale e disastro ambientale (artt. 452-bis e ss. c.p.)
  • scarichi non autorizzati in acque
  • emissioni in atmosfera senza titolo
  • traffico illecito di rifiuti
  • violazioni in materia di tutela della fauna e della flora protetta
  • uso illecito di sostanze ozono-lesive

Di conseguenza, le imprese devono verificare costantemente la conformità delle attività al quadro delle autorizzazioni ambientali.

Perché le aziende rischiano così tanto in caso di Reati ambientali 231?

Soprattutto perché l’ambiente è considerato un bene primario protetto dalla Costituzione. Infatti, quando una violazione comporta un risparmio di costi, tale risparmio rappresenta un vantaggio ai sensi dell’art. 5 del D.lgs. 231/01. Inoltre, le sanzioni interdittive possono comportare la sospensione dell’attività e la perdita della capacità competitiva.

Pertanto, prevenire i rischi ambientali equivale a proteggere la continuità aziendale.

Quali sono i rischi più comuni di commissione dei Reati Ambientali 231 nelle imprese?

Molto spesso i Reati Ambientali 231 derivano da comportamenti apparentemente minori, ma comunque idonei a generare responsabilità per l’ente. Infatti, anche piccole omissioni nei controlli possono trasformarsi in violazioni penalmente rilevanti. Inoltre, i rischi più diffusi riguardano soprattutto attività quotidiane interne alle aziende. Tra i più frequenti si segnalano:

  • errata classificazione dei rifiuti (es. rifiuti pericolosi trattati come non pericolosi)
  • stoccaggi temporanei non conformi o in aree non autorizzate
  • scarichi non controllati, soprattutto in caso di anomalie negli impianti
  • emissioni in atmosfera non monitorate o con filtri non sostituiti regolarmente
  • affidamento a terzi non qualificati per smaltimento o trasporto rifiuti
  • carenza di etichettatura o registrazione dei contenitori
  • mancata separazione dei materiali pericolosi e non pericolosi
  • ritardi nelle analisi o mancata conservazione dei certificati

Inoltre, molte irregolarità nascono da un errore diffuso: ritenere che un materiale sia “innocuo” perché visivamente privo di caratteristiche pericolose. Tuttavia, senza una verifica analitica documentata, l’errore classificatorio è sempre in agguato. Di conseguenza, anche una condotta non intenzionale può integrare illeciti ambientali a carico dell’ente.

Pertanto, la prevenzione deve partire dall’analisi di questi rischi quotidiani e dalla loro gestione tramite procedure chiare e verificabili.

La Cassazione n. 33791/2025 chiarisce i principi sui Reati Ambientali nella Responsabilità Amministrativa degli Enti

In primo luogo, la Cassazione pen., Sez. III, n. 33791/2025, in materia di Reati Ambientali 231, ha confermato la responsabilità di una società che aveva ricevuto rifiuti pericolosi senza adeguati controlli. Inoltre, la Corte ha sottolineato che la prescrizione del reato penale non salva l’ente.

In particolare, i giudici hanno ribadito che:

1️⃣ Responsabilità autonoma dell’ente rispetto alla persona fisica
2️⃣ Vantaggio anche solo potenziale (es. risparmio sui controlli)
3️⃣ Colpa di organizzazione in caso di mancanza di procedure

Pertanto, senza un Modello Organizzativo 231 efficace, il reato è considerato prevedibile e prevenibile.

Quali altre sentenze vere confermano questa impostazione?

È utile considerare almeno tre sentenze:

📌 Cass. pen., Sez. III, n. 18413/2023 → bonifica tardiva = colpa di organizzazione
📌 Cass. pen., Sez. III, n. 48955/2022 → vantaggio = risparmio costi anche minimo
📌 Cass. pen., Sez. III, n. 40805/2021 → controlli assenti = responsabilità anche se episodio isolato

Di conseguenza, il principio oggi è consolidato: l’azienda risponde se non preveniva il rischio.

Quali segnali indicano una responsabilità ambientale dell’ente del decreto 231 del 2001?

Generalmente, il rischio di commissione di Reati Ambientali 231 si manifesta quando:

  • la tracciabilità dei rifiuti è incompleta
  • le analisi sono occasionali o non documentate
  • i responsabili non hanno poteri effettivi
  • i flussi informativi sull’ambiente non raggiungono l’OdV
  • le procedure interne non vengono rispettate

Inoltre, richieste ripetute delle authority possono indicare gravi criticità.

Come il Modello Organizzativo 231 riduce i rischi di commissione di Reati Ambientali?

Sostanzialmente, un Modello Organizzativo 231 efficace deve essere costruito attorno ai processi sensibili. Inoltre, deve:

✔ prevedere protocolli vincolanti
✔ assicurare controlli periodici e tracciati
✔ introdurre meccanismi disciplinari
✔ formare adeguatamente il personale
✔ garantire flussi informativi verso l’OdV

Di conseguenza, la prevenzione diventa misurabile e verificabile.

Qual è la funzione dell’OdV nella prevenzione degli illeciti ambientali?

In particolare, l’Organismo di Vigilanza ha il compito di monitorare continuamente l’efficacia del Modello. Inoltre, deve:

  • verificare l’applicazione delle procedure
  • effettuare ispezioni e audit
  • valutare anomalie e segnalazioni
  • proporre aggiornamenti migliorativi

Pertanto, un OdV passivo equivale a una vigilanza solo apparente.

Quali sanzioni possono derivare dalla commissione di Reati 231?

Principalmente, le conseguenze comprendono:

  • sanzioni pecuniarie molto elevate
  • misure interdittive fino a due anni
  • confisca del profitto illecito
  • pubblicazione della sentenza
  • sequestro preventivo dell’impianto

Inoltre, i danni reputazionali possono essere particolarmente gravi.

Come difendersi da contestazioni ambientali nell’ambito 231?

Solitamente, la difesa più efficace è dimostrare la concreta attuazione del Modello. Inoltre, nella fase ispettiva, diventano fondamentali:

  • tracciabilità completa dei controlli
  • documentazione facilmente consultabile
  • formazione realmente erogata
  • evidenza di vigilanza OdV

Pertanto, solo un sistema realmente efficiente riesce a escludere la responsabilità dell’ente.


FAQ sui Reati Ambientali 231

La responsabilità societaria si estingue con la prescrizione del reato del dipendente?
No. Inoltre, la responsabilità dell’ente resta autonoma.

Serve un vantaggio economico diretto?
Non necessariamente: è sufficiente un risparmio.

La certificazione ISO 14001 è sufficiente?
No. Tuttavia, può essere un utile strumento integrato nel Modello 231.


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