Decreto Terra dei Fuochi 231: le nuove responsabilità per le imprese e gli impatti sui Modelli Organizzativi

Compliance

Decreto Terra Dei Fuochi 231
Decreto Terra Dei Fuochi 231

Introduzione agli aspetti 231 dopo l’entrata in vigore al Decreto Terra dei Fuochi

Il Decreto Terra dei Fuochi 231 rappresenta una delle riforme più incisive degli ultimi anni in materia di Responsabilità Amministrativa degli Enti.
Con l’entrata in vigore del Decreto-Legge 8 agosto 2025, n. 116, poi convertito nella Legge 3 ottobre 2025, n. 147, il legislatore ha introdotto nuove fattispecie di reato e ha modificato profondamente il D.Lgs. 231/2001, con l’obiettivo di rafforzare la tutela ambientale e la legalità d’impresa.

In sostanza, il decreto segna una svolta: da oggi, la Compliance Ambientale Aziendale diventa una componente strategica del sistema 231.
Pertanto, ogni impresa dovrà adeguarsi rapidamente, altrimenti rischierà di incorrere in sanzioni severe e interdittive.

Ma quali sono le novità concrete introdotte dal Decreto Terra dei Fuochi 231? E quali sono le implicazioni operative per i Modelli Organizzativi 231?


1. Il contesto e gli obiettivi del Decreto Terra dei Fuochi 231

Per comprendere appieno la portata della riforma, è utile ricordare che il decreto è nato per fronteggiare l’emergenza ambientale nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, in Campania. Tuttavia, come spesso accade, le sue disposizioni hanno assunto un valore generale, applicabile a tutto il territorio nazionale.

In particolare, il legislatore ha voluto:

  • contrastare il traffico illecito di rifiuti;
  • reprimere le combustioni abusive;
  • favorire la tracciabilità dei materiali;
  • introdurre nuove fattispecie penali ambientali;
  • rafforzare il collegamento tra la normativa ambientale e il D.Lgs. 231/2001.

In questo modo, il Decreto Terra dei Fuochi 231 non si limita a un intervento emergenziale, ma ridefinisce l’intero assetto della Responsabilità Amministrativa degli Enti in materia ambientale.


2. Le modifiche all’articolo 25-undecies del D.Lgs. 231/2001 dopo l’introduzione del Decreto Terra Dei Fuochi nel sistema 231

Uno degli aspetti più rilevanti riguarda l’ampliamento dell’articolo 25-undecies del D.Lgs. 231/2001.
Infatti, con il Decreto Terra dei Fuochi 231, il catalogo dei Reati Ambientali 231 si è esteso sensibilmente, includendo nuove fattispecie e aggravando le pene esistenti.

Vediamole una per una, analizzandone i riflessi organizzativi e di compliance.


2.1 Gestione illecita aggravata dei rifiuti

Anzitutto, è stata introdotta una nuova fattispecie di gestione illecita aggravata dei rifiuti.
Rispetto alla forma ordinaria, questa ipotesi si applica quando la condotta risulta reiterata, organizzata o produce danni rilevanti per l’ambiente o la salute pubblica.

Pertanto, l’ente può rispondere penalmente anche se l’illecito è stato commesso da terzi, qualora la mancanza di controlli interni o di protocolli adeguati abbia favorito la condotta.
Di conseguenza, è indispensabile che le aziende aggiornino i propri sistemi di tracciabilità e verificano attentamente le filiere di smaltimento.


2.2 Impedimento al controllo

In secondo luogo, viene introdotto il reato di impedimento al controllo ambientale.
Questo delitto punisce chi ostacola o limita l’attività delle autorità competenti.
Tale previsione risponde alla necessità di garantire trasparenza e collaborazione nelle verifiche pubbliche.

Per le imprese, ciò comporta un obbligo aggiuntivo: quello di documentare puntualmente ogni ispezione e di fornire piena collaborazione agli organi di vigilanza.
In caso contrario, la mancata cooperazione potrebbe essere considerata una colpa di organizzazione e generare Responsabilità Amministrativa dell’Ente.


2.3 Omessa bonifica

In terzo luogo, il decreto ha introdotto il reato di omessa bonifica.
La norma sanziona chi, pur essendo tenuto a farlo, non adotta le misure necessarie per eliminare o ridurre l’inquinamento prodotto.
Anche in questo caso, la responsabilità può estendersi all’ente se l’omissione deriva da carenze strutturali del sistema di gestione ambientale.

Per questo motivo, il Modello 231 deve prevedere procedure specifiche per la gestione delle bonifiche e l’assegnazione chiara delle responsabilità operative.


2.4 Combustione illecita di rifiuti

Un’altra innovazione riguarda la combustione illecita di rifiuti.
Benché la fattispecie fosse già nota, ora diventa anche reato presupposto 231.
Ciò significa che, se un’impresa trae vantaggio economico da una combustione abusiva o non adotta misure di prevenzione, l’intera organizzazione può essere sanzionata.

Pertanto, è necessario implementare controlli preventivi, piani di emergenza e procedure di segnalazione interna per evitare che episodi di questo tipo possano essere collegati all’attività aziendale.


2.5 Abbandono organizzato o reiterato di rifiuti

Un’altra nuova fattispecie introdotta dal Decreto Terra dei Fuochi 231 è l’abbandono organizzato o reiterato di rifiuti.
Questo reato mira a colpire le pratiche di accumulo e smaltimento abusivo, spesso legate a comportamenti colposi o a mancati controlli.

Inoltre, la norma considera aggravante la commissione sistematica delle condotte.
Di conseguenza, l’ente deve poter dimostrare di aver predisposto procedure di controllo periodico dei siti, dei fornitori e dei trasportatori.


2.6 Traffico illecito transfrontaliero

Infine, il decreto amplia la disciplina del traffico illecito di rifiuti, includendo anche i movimenti di materiali tra Stati membri dell’Unione Europea.
Pertanto, le imprese coinvolte in attività di logistica o commercio internazionale devono rivedere le proprie procedure di export e import ambientale.

In sintesi, la riforma impone un salto di qualità nella gestione dei rifiuti: non solo occorre rispettare le norme, ma è necessario dimostrarlo in ogni fase del processo.


3. Le nuove sanzioni 231 per gli enti dopo il Decreto Terra dei Fuochi

Con il Decreto Terra dei Fuochi 231, le sanzioni previste per gli enti diventano molto più severe.
Da un lato, aumentano gli importi delle sanzioni pecuniarie; dall’altro, vengono introdotte sanzioni interdittive più incisive.

Infatti:

  • le sanzioni economiche possono ora raggiungere fino a 1.200 quote, con valore massimo per quota di 1.549 euro;
  • le sanzioni interdittive possono arrivare fino a un’interdizione definitiva per le imprese recidive o stabilmente utilizzate per reati ambientali;
  • in alcuni casi, è prevista la confisca dei beni utilizzati per commettere l’illecito.

Di conseguenza, la prevenzione diventa imprescindibile.
Solo un Modello 231 effettivamente attuato e documentato può garantire l’esonero dalla responsabilità.


4. Come aggiornare il Modello 231 dopo il Decreto Terra dei Fuochi

Dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, le imprese devono procedere immediatamente all’Aggiornamento del Modello 231.
Tale aggiornamento, però, non può limitarsi a un intervento formale.
Al contrario, deve consistere in un riprogettazione sostanziale del sistema di controllo interno, finalizzata a garantire la reale prevenzione dei nuovi Reati Ambientali 231.

In concreto, gli interventi principali riguardano quattro aree fondamentali.


4.1 Il Risk Assessment

Innanzitutto, bisogna aggiornare la mappatura dei rischi.
Ogni ente dovrà individuare le nuove aree di esposizione, valutando non solo i processi industriali diretti, ma anche le attività di terzi, appaltatori e trasportatori.
Inoltre, dovranno essere analizzati i rischi di mancata bonifica, impedimento ai controlli e gestione illecita aggravata.

Solo attraverso un Risk Assessment dinamico e documentato sarà possibile costruire un modello realmente esimente.


4.2 I protocolli operativi

In secondo luogo, occorre riscrivere i protocolli aziendali, introducendo procedure concrete per:

  • la gestione dei rifiuti e dei materiali di scarto;
  • la selezione dei fornitori e subappaltatori;
  • la comunicazione tempestiva con gli enti di controllo;
  • la gestione delle emergenze ambientali.

Tutti i protocolli dovranno contenere indicatori di performance e meccanismi di tracciabilità.
In questo modo, l’impresa potrà dimostrare di aver adottato un sistema di prevenzione efficace e coerente con la realtà operativa.


4.3 L’integrazione con i sistemi di gestione ISO

In terzo luogo, sarà necessario integrare il Modello 231 con i sistemi di gestione ambientale ISO 14001 e sicurezza ISO 45001.
Solo una compliance integrata può garantire uniformità di controllo e riduzione delle aree grigie.
Pertanto, è opportuno che la funzione HSE collabori stabilmente con l’Organismo di Vigilanza (OdV).


4.4 La formazione del personale

Infine, la formazione rappresenta il punto di forza della prevenzione.
Il Decreto Terra dei Fuochi 231 valorizza la consapevolezza dei lavoratori: più il personale è informato, minore sarà il rischio di violazioni.
Di conseguenza, l’ente dovrà organizzare corsi periodici, sessioni pratiche e test di valutazione per tutto il personale coinvolto nei processi ambientali.


5. Il ruolo dell’Organismo di Vigilanza

L’OdV diventa, oggi più che mai, il presidio centrale della compliance ambientale.
Infatti, il decreto attribuisce all’Organismo un ruolo strategico, che va oltre la semplice verifica formale.
L’OdV dovrà essere attivo, documentato e indipendente.

Per adempiere a questo ruolo, dovrà:

  • programmare audit ambientali periodici;
  • ricevere report e flussi informativi costanti dai reparti operativi;
  • segnalare immediatamente eventuali criticità;
  • conservare verbali e prove delle verifiche svolte.

Inoltre, qualora l’OdV non disponga di competenze tecniche sufficienti, sarà indispensabile coinvolgere esperti ambientali esterni, in modo da garantire la piena efficacia del controllo.


6. La Compliance Ambientale Aziendale come vantaggio competitivo

Molte imprese vedono la compliance come un costo. Tuttavia, il Decreto Terra dei Fuochi 231 dimostra che può diventare un vantaggio competitivo concreto.
Infatti, un’azienda conforme:

  • riduce i rischi legali e reputazionali;
  • migliora i rapporti con le autorità di vigilanza;
  • aumenta la fiducia degli investitori;
  • accede più facilmente a finanziamenti e bandi pubblici.

Inoltre, la Responsabilità Amministrativa degli Enti non è più soltanto un vincolo legale, ma uno strumento di trasparenza e sostenibilità.


7. La documentazione come prova dell’efficacia

Affinché un Modello 231 possa essere considerato efficace, è essenziale che ogni attività sia documentata.
Difatti, senza prove tangibili, non è possibile dimostrare la corretta attuazione del modello.
Per questo, le imprese devono archiviare in modo ordinato:

  • verbali delle riunioni dell’OdV;
  • rapporti di audit;
  • comunicazioni interne;
  • evidenze di formazione;
  • documentazione ambientale (registri rifiuti, bonifiche, analisi).

In questo modo, in caso di controllo o indagine, l’ente potrà fornire risposte immediate e trasparenti.


8. Le sfide per le PMI

Le piccole e medie imprese sono, spesso, le più esposte.
Molte di esse non dispongono di reparti HSE strutturati né di un OdV interno. Tuttavia, anche le PMI devono conformarsi alle nuove disposizioni.
Per questo, è consigliabile ricorrere a consulenti esterni e avvocati penalisti in grado di adattare il modello alle reali dimensioni dell’organizzazione.

Una soluzione personalizzata permette di ottenere un sistema 231 snello, ma comunque efficace e documentabile.


9. Cultura aziendale e responsabilità ambientale

Oggi più che mai, la cultura della legalità è un fattore distintivo.
Il Decreto Terra dei Fuochi 231 non impone soltanto nuovi adempimenti: stimola un cambiamento culturale.
Le imprese che sviluppano una sensibilità ambientale autentica non solo si proteggono dal rischio penale, ma migliorano anche la propria reputazione.
Pertanto, l’adozione di un Modello 231 aggiornato diventa un investimento etico e strategico.


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L’Avvocato Stefano Soardi, Avvocato Penalista, ricopre numerosi incarichi come Organismo di Vigilanza (OdV) per imprese italiane e supporta le aziende nell’adeguamento al Decreto Terra dei Fuochi 231.

Grazie a un approccio concreto e multidisciplinare, lo Studio assiste le imprese nella costruzione di una Compliance Ambientale Aziendale solida, efficace e coerente con le più recenti pronunce giurisprudenziali.


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FAQ – Domande frequenti sul Decreto Terra dei Fuochi 231

1. Qual è la principale novità del Decreto Terra dei Fuochi 231?
La principale novità riguarda l’ampliamento dei reati ambientali presupposto e l’introduzione di nuove responsabilità per gli enti.

2. Il Modello 231 va aggiornato obbligatoriamente?
Sì, l’aggiornamento è indispensabile. Le imprese devono adeguare il modello ai nuovi rischi introdotti dal decreto.

3. Quali imprese sono coinvolte?
Tutte, comprese quelle non appartenenti al settore ambientale, se generano o gestiscono rifiuti.

4. L’OdV deve modificare la propria attività?
Assolutamente sì. L’OdV deve integrare le verifiche ambientali e documentare ogni attività di controllo.

5. Quali vantaggi offre un Modello 231 aggiornato?
Riduce i rischi legali, tutela la reputazione e dimostra l’impegno concreto dell’impresa nella prevenzione dei reati ambientali.

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