
Indice
- Il Femminicidio di Pamela Genini: un nuovo dramma che sconvolge l’Italia
- Cosa è accaduto a Pamela Genini: la ricostruzione del delitto di Femminicidio accaduto a Milano
- Chi era Pamela Genini vittima di Femminicidio
- Cosa si intende per Femminicidio e come viene inquadrato dalla legge italiana
- Differenza tra Omicidio e Femminicidio: cosa cambia davvero?
- Il Femminicidio Pamela Genini e il ruolo della Procura di Milano
- La presunzione d’innocenza e il rispetto dei diritti processuali
- Le statistiche sui femminicidi in Italia: una tragedia nazionale
- Femminicidio e Codice Rosso: come funziona la tutela legale
- Cosa possono fare i familiari delle vittime di femminicidio
- Il ruolo della società e la responsabilità collettiva
- Femminicidio e media: l’importanza del linguaggio
- La rete di tutela per le vittime di violenza
- FAQ sul Femminicidio di Pamela Genini e sui diritti dei familiari
Il Femminicidio di Pamela Genini: un nuovo dramma che sconvolge l’Italia
Il Femminicidio Pamela Genini ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana. Ancora una volta, una giovane donna è stata uccisa all’interno delle mura domestiche da chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla. Un episodio terribile, accaduto nel cuore di Milano, che riaccende il dibattito sulla violenza di genere e sulla necessità di rafforzare la tutela delle vittime.
Pamela, 29 anni, è stata trovata priva di vita nel suo appartamento nel quartiere Gorla. L’uomo con cui aveva avuto una relazione, Gianluca Soncin, 52 anni, stando agli organi di stampa, è accusato di averla colpita ripetutamente con un coltello dopo un’aggressione brutale. L’episodio sarebbe avvenuto la sera del 14 ottobre 2025 ed divenuto rapidamente simbolo di un fenomeno sociale e giuridico che non accenna a diminuire: il femminicidio.
Milano, e con essa l’intero Paese, si sono trovati di fronte a una nuova tragedia. E mentre la magistratura procede con le indagini, la società civile si interroga sulle radici culturali e sistemiche di simili delitti.
Cosa è accaduto a Pamela Genini: la ricostruzione del delitto di Femminicidio accaduto a Milano
Secondo le prime ricostruzioni della Procura di Milano, nella notte del 14 ottobre, Gianluca Soncin si sarebbe introdotto nell’abitazione della giovane donna dopo aver sottratto una copia delle chiavi. L’uomo, presumibilmente armato di un coltello, avrebbe aggredito Pamela all’interno della casa, costringendola sul balcone, dove l’ha colpita con 24 fendenti, inflitti con una violenza inaudita.
I vicini, sentendo le urla della ragazza, hanno subito allertato la polizia. Gli agenti, giunti sul posto, si sarebbero finti fattorini di “Glovo” per cercare di avvicinarsi all’appartamento, mentre la giovane, con lucidità, rispondeva al citofono per indicare la presenza del suo aggressore.
Quando le forze dell’ordine sono riuscite a entrare, Pamela era già in fin di vita. L’uomo, invece, aveva tentato di togliersi la vita, colpendosi con lo stesso coltello alla gola. Trasportato all’ospedale Niguarda, è stato sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dagli atti persecutori.
Il Pubblico Ministero Alessia Menegazzo, affiancata da Letizia Mannella, ha coordinato le indagini, disponendo rilievi approfonditi della Scientifica. Le aggravanti ipotizzate comprendono anche la reiterazione di condotte persecutorie che la vittima avrebbe subito nel tempo, anche se non risultano denunce precedenti.
Chi era Pamela Genini vittima di Femminicidio
Pamela era una giovane donna conosciuta per la sua dolcezza e indipendenza. Lavorava e viveva a Milano, conducendo una vita normale, circondata da amici e affetti. Negli ultimi mesi, però, il rapporto con il compagno sembrava essersi deteriorato.
Dalle testimonianze raccolte emerge un quadro inquietante: gelosia, controllo e comportamenti ossessivi da parte dell’uomo. Durante una vacanza all’Isola d’Elba, lui avrebbe minacciato perfino il cane di Pamela, utilizzandolo come strumento di ricatto emotivo.
Nonostante la mancanza di denunce formali, la giovane aveva confidato ad amici e conoscenti la sua intenzione di allontanarsi definitivamente. Il tragico epilogo di quella relazione è purtroppo simile a quello di molte altre donne vittime di violenza domestica, in cui la spirale del controllo culmina nella distruzione fisica della vittima.
Cosa si intende per Femminicidio e come viene inquadrato dalla legge italiana
Il termine femminicidio non designa soltanto l’omicidio di una donna, ma indica un delitto motivato dal genere, ossia dalla volontà di affermare un dominio maschile sulla vittima, spesso in un contesto di relazione affettiva o familiare.
In Italia, il femminicidio non costituisce una fattispecie autonoma di reato nel Codice Penale, ma è punito come omicidio volontario aggravato ai sensi degli articoli 575 e 577 c.p., con l’applicazione delle aggravanti legate al rapporto affettivo tra autore e vittima.
Il legislatore è intervenuto con il Codice Rosso (Legge n. 69/2019), introducendo procedure accelerate per la trattazione dei reati di violenza domestica e di genere. Il reato di femminicidio, pertanto, rappresenta la punta più estrema di un continuum di abusi, violenze e persecuzioni che spesso iniziano molto prima dell’atto finale.
Differenza tra Omicidio e Femminicidio: cosa cambia davvero?
Nel linguaggio giuridico, la parola omicidio indica genericamente l’uccisione di una persona, indipendentemente dal sesso, dall’età o dal contesto in cui il fatto avviene. È disciplinato dall’articolo 575 del Codice Penale, che punisce chiunque cagioni la morte di un uomo con una pena che va da ventuno anni all’ergastolo.
Il termine femminicidio, invece, non identifica una diversa figura di reato, ma una specifica forma di omicidio caratterizzata dal movente: la vittima viene uccisa in quanto donna, spesso all’interno di relazioni sentimentali o familiari, da un partner o ex partner che agisce per motivi di possesso, controllo o gelosia.
L’elemento che distingue il femminicidio dall’omicidio comune è dunque la motivazione di genere: non si tratta soltanto di un delitto contro la vita, ma di un atto che rappresenta la negazione della libertà e dell’autonomia femminile.
Nel femminicidio, la violenza non è solo fisica ma anche simbolica: riflette una visione distorta dei rapporti di potere e delle dinamiche affettive. È proprio per questo che il legislatore ha introdotto aggravanti specifiche, come quelle previste dall’articolo 577, comma 1 n. 1, del Codice Penale, quando l’omicidio è commesso contro il coniuge, anche separato o divorziato, o contro la persona legata da relazione affettiva alla vittima.
In sintesi, l’omicidio è un crimine contro la vita, mentre il femminicidio è un crimine contro la vita e contro il genere, espressione estrema di un sistema culturale che ancora oggi tende a giustificare o minimizzare la violenza sulle donne.
Aspetto | Omicidio | Femminicidio |
---|---|---|
Definizione giuridica | È l’uccisione di una persona da parte di un’altra. Reato previsto dall’art. 575 c.p. | È un omicidio motivato dal genere, in cui la vittima è uccisa in quanto donna, spesso in ambito affettivo o familiare. |
Rilevanza del movente | Il movente non incide sulla qualificazione giuridica del reato. | Il movente è essenziale: l’atto nasce da un intento di dominio o controllo sulla donna. |
Relazione tra autore e vittima | Può non esserci alcun legame personale. | Esiste quasi sempre un rapporto sentimentale, familiare o di convivenza. |
Aggravanti tipiche | Possono essere comuni (futili motivi, crudeltà, premeditazione). | Aggravanti specifiche ex art. 577 c.p., se commesso contro il coniuge, ex coniuge o partner affettivo. |
Ambito sociale | Può riguardare qualsiasi contesto. | È una manifestazione di violenza di genere e disuguaglianza sociale. |
Tutela normativa | Norme generali sull’omicidio e aggravanti comuni. | Applicazione del Codice Rosso (L. 69/2019) e aggravanti specifiche legate al contesto familiare o affettivo. |
Significato simbolico | Reato contro la vita. | Reato contro la vita e contro la libertà e dignità del genere femminile. |
L’articolo 577-bis del Codice Penale e il rafforzamento delle pene per il Femminicidio
Un importante passo nella lotta al femminicidio, come nel caso di Pamela Genini, nonché alla violenza domestica è rappresentato dall’introduzione dell’articolo 577-bis del Codice Penale, previsto dal disegno di legge approvato dal Senato il 23 luglio 2025 nell’ambito del nuovo pacchetto normativo contro la violenza di genere.
Questa disposizione mira a introdurre una fattispecie autonoma di femminicidio, distinta dall’omicidio comune, punendo in modo specifico chi cagiona la morte di una donna per motivi legati al genere o all’esercizio di potere e controllo sulla vittima.
L’art. 577-bis prevede pene molto più severe rispetto alla disciplina ordinaria: la reclusione non inferiore a ventiquattro anni, fino all’ergastolo nei casi aggravati da premeditazione, crudeltà o reiterazione di condotte persecutorie.
Si applica quando il delitto è commesso nei confronti del coniuge (anche separato o divorziato), del partner convivente o di una persona legata da relazione affettiva, nonché quando la vittima è stata già oggetto di violenza domestica, atti persecutori o maltrattamenti da parte dello stesso autore.
L’obiettivo è riconoscere la specificità del femminicidio come crimine di genere, in cui la vittima viene uccisa non solo per ragioni personali, ma in quanto donna, in un contesto di dominazione e disuguaglianza. Il legislatore ha voluto così colpire la radice culturale di tali delitti, rafforzando la tutela penale e il valore simbolico della norma.
Stato di approvazione e applicabilità
Nonostante la portata innovativa, l’art. 577-bis non è ancora in vigore. Dopo l’approvazione al Senato, il disegno di legge è stato trasmesso alla Camera dei Deputati per il secondo passaggio parlamentare, necessario prima della promulgazione e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Fino a quel momento, la disposizione non ha efficacia giuridica e non può essere applicata ai procedimenti in corso o ai fatti già verificatisi.
Le previsioni indicano che, in assenza di rinvii, la legge potrebbe entrare in vigore entro la fine del 2025 o nei primi mesi del 2026, dopo la conclusione dell’iter parlamentare e la vacatio legis di 15 giorni successiva alla pubblicazione.
Applicazione al caso di Pamela Genini
Nel caso del Femminicidio Pamela Genini, l’autore del delitto — se condannato — non potrà essere giudicato ai sensi dell’art. 577-bis c.p., poiché la norma non era ancora in vigore al momento dei fatti.
In base al principio costituzionale di irretroattività della legge penale più sfavorevole, sancito dall’art. 25 della Costituzione e dall’art. 2 del Codice Penale, una norma che introduce pene più severe non può essere applicata retroattivamente a fatti commessi prima della sua entrata in vigore.
Pertanto, il processo si svolgerà sulla base delle norme oggi vigenti:
- Art. 575 c.p. (omicidio volontario), che punisce chi cagiona la morte di una persona;
- Art. 577 c.p. (aggravanti), che prevede l’ergastolo se il delitto è commesso contro il coniuge, l’ex coniuge, o la persona legata da relazione affettiva alla vittima;
- Art. 61 n. 1 e n. 11-quinquies c.p., per le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti o futili.
In sostanza, anche se i media parlano di “femminicidio” per indicare la natura e il contesto del delitto, dal punto di vista giuridico l’imputazione sarà quella di omicidio volontario aggravato, non essendo ancora in vigore l’art. 577-bis.
Ciò non significa che la gravità del fatto venga minimizzata: le aggravanti già previste dal codice consentono comunque al giudice di applicare la pena più alta, fino all’ergastolo. Tuttavia, la futura entrata in vigore dell’art. 577-bis segnerà un cambiamento epocale, riconoscendo esplicitamente il femminicidio come reato autonomo, con una valenza non solo penale ma anche simbolica e culturale.
Il Femminicidio Pamela Genini e il ruolo della Procura di Milano
Il Femminicidio Pamela Genini è oggi al centro dell’attenzione della Procura di Milano, che ha disposto il fermo di Gianluca Soncin con le aggravanti di premeditazione e atti persecutori.
Il coordinamento investigativo è affidato alla dottoressa Menegazzo, magistrato esperto in reati di violenza di genere. I primi rilievi scientifici hanno permesso di individuare le impronte e di confermare la presenza di segni di colluttazione, compatibili con una lotta disperata da parte della vittima.
Al momento, l’indagato si trova in stato di fermo, e la misura cautelare è stata convalidata dal Giudice per le indagini preliminari. Le indagini proseguono anche attraverso l’analisi dei telefoni cellulari e delle comunicazioni precedenti al delitto, per ricostruire le ultime ore di vita di Pamela.
La presunzione d’innocenza e il rispetto dei diritti processuali
Nel raccontare episodi così drammatici, è doveroso ricordare un principio cardine del nostro ordinamento: la presunzione di innocenza.
Fino a condanna definitiva, ogni imputato è da considerarsi innocente. L’articolo 27 della Costituzione e l’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo sanciscono che nessuno può essere trattato come colpevole prima che la sua responsabilità sia accertata con sentenza irrevocabile.
Questo principio non sminuisce la gravità del fatto, ma tutela il corretto equilibrio tra il diritto alla verità e il diritto alla difesa. I media e l’opinione pubblica, nel riferire episodi di femminicidio, devono pertanto evitare formulazioni che implichino una colpevolezza accertata prima del tempo.
Nel caso del Femminicidio di Pamela Genini, le indagini sono ancora in corso e solo la magistratura potrà stabilire con certezza le responsabilità.
Le statistiche sui femminicidi in Italia: una tragedia nazionale
Il femminicidio in Italia continua a rappresentare un’emergenza. Secondo i dati del Ministero dell’Interno aggiornati al settembre 2025, sono già 97 le donne uccise dall’inizio dell’anno, di cui oltre il 60% per mano del partner o dell’ex partner.
L’ISTAT conferma un trend stabile, con una media di una vittima ogni tre giorni. In Lombardia, nel 2024, si sono registrati 11 casi, e la provincia di Milano risulta tra le più colpite.
A livello europeo, l’Italia si colloca tra i Paesi con un alto numero di omicidi domestici, anche se con una leggera diminuzione rispetto a dieci anni fa. Tuttavia, ciò che preoccupa è la recidiva: in molti casi, gli autori erano già noti alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza domestica.
Il caso di Pamela Genini si inserisce in questa tragica statistica, che richiede un’azione sistemica di prevenzione, formazione e sostegno psicologico alle vittime.
Femminicidio e Codice Rosso: come funziona la tutela legale
Il Codice Rosso, introdotto nel 2019, ha rappresentato un passo fondamentale nella lotta contro la violenza di genere. La norma impone alla Procura di agire con estrema rapidità nei casi di maltrattamenti, stalking, violenza sessuale e lesioni aggravate in ambito familiare.
L’art. 347 c.p.p., come modificato, stabilisce che la polizia giudiziaria trasmetta immediatamente la notizia di reato al Pubblico Ministero, che deve ascoltare la vittima entro tre giorni.
In teoria, questo dovrebbe consentire interventi tempestivi per evitare tragedie come quella di Pamela. Tuttavia, nella pratica, la carenza di risorse, la sottovalutazione dei segnali di pericolo e la reticenza delle vittime a denunciare spesso compromettono l’efficacia del sistema.
Cosa possono fare i familiari delle vittime di femminicidio
Nei casi di femminicidio o di omicidio, i familiari della vittima possono costituirsi parte civile nel processo penale per chiedere il risarcimento del danno morale e patrimoniale.
Possono farlo:
- Il coniuge o il convivente;
- I figli;
- I genitori;
- I fratelli e le sorelle, se il legame affettivo è provato.
La parte civile può chiedere il ristoro per:
- Danno parentale, derivante dalla sofferenza subita da un familiare in conseguenza della morte o di una grave lesione di un proprio congiunto
- Danno morale, derivante dalla perdita affettiva e dalla sofferenza;
- Danno biologico, per conseguenze psicologiche o patologiche subite;
- Danno patrimoniale, se la vittima contribuiva al reddito familiare.
Quando l’autore non dispone di mezzi economici, può essere attivato il Fondo di solidarietà statale per le vittime di reati intenzionali violenti, previsto dal D.Lgs. 204/2007, che riconosce un indennizzo economico ai familiari.
Il procedimento per l’accesso al Fondo è amministrativo e distinto dal giudizio penale, ma può essere avviato parallelamente, con l’assistenza di un avvocato penalista.
Il ruolo della società e la responsabilità collettiva
Ogni omicidio di una donna rappresenta non solo una tragedia familiare, ma anche un fallimento della società.
Il femminicidio Pamela Genini è un simbolo della necessità di un cambiamento culturale profondo: non basta la repressione penale, serve una prevenzione concreta.
Le scuole, le istituzioni e i media devono contribuire a diffondere una cultura del rispetto e dell’uguaglianza. Allo stesso tempo, occorre potenziare i centri antiviolenza e le reti di sostegno psicologico e legale per le donne che denunciano.
Solo una risposta corale – culturale, sociale e giuridica – potrà davvero invertire la rotta.
Femminicidio e media: l’importanza del linguaggio
Anche il modo in cui la stampa racconta i femminicidi incide sulla percezione collettiva. Espressioni come “delitto passionale” o “raptus di gelosia” minimizzano la responsabilità dell’autore e confondono il lettore.
Parlare correttamente di femminicidio significa riconoscere che non si tratta di un gesto impulsivo, ma di una manifestazione di potere e controllo. È quindi fondamentale un linguaggio rispettoso e preciso, che restituisca dignità alle vittime e favorisca la consapevolezza sociale.
La rete di tutela per le vittime di violenza
Negli ultimi anni si sono intensificate le iniziative di contrasto alla violenza domestica.
I centri antiviolenza locali, in collaborazione con il Tribunale e la Procura, offrono supporto gratuito a chi subisce abusi, promuovendo percorsi di uscita dalla violenza.
La sinergia tra istituzioni, avvocati e psicologi è essenziale per prevenire tragedie come quella di Milano. Ogni caso di femminicidio è infatti il risultato di una catena di segnali ignorati: la tempestività dell’intervento può salvare vite.
FAQ sul Femminicidio di Pamela Genini e sui diritti dei familiari
Cosa si intende per femminicidio?
Il femminicidio è l’uccisione di una donna motivata dal genere, spesso in ambito familiare o affettivo. Non è un reato autonomo, ma un omicidio aggravato da circostanze legate al rapporto tra autore e vittima.
Chi può costituirsi parte civile nei casi di femminicidio?
Possono farlo i parenti più stretti della vittima – coniuge, figli, genitori o fratelli – per ottenere il risarcimento dei danni morali e patrimoniali.
Cosa prevede il Codice Rosso per i casi di violenza di genere?
Prevede la priorità assoluta nella trattazione dei reati contro le donne e l’obbligo per il PM di ascoltare la vittima entro tre giorni dalla denuncia.
I familiari della vittima possono accedere al gratuito patrocinio?
Sì. Nei casi di femminicidio e violenza domestica, i familiari delle vittime hanno diritto al gratuito patrocinio indipendentemente dal reddito, come previsto dal Codice di procedura penale.
Cosa succede se l’autore del reato non ha beni da risarcire?
In tal caso, è possibile ottenere un indennizzo dal Fondo statale per le vittime di reati intenzionali violenti, che riconosce una somma ai congiunti.