
Indice
- Cosa riguardava il caso deciso dalla Cassazione: il modello 231 ed il certificato in materia di sicurezza sul lavoro?
- Qual era la questione giuridica centrale: il Modello 231 certificato in materia di Sicurezza?
- Quali principi ha affermato la Cassazione sul Modello 231 ed il certificato in materia di Sicurezza sul lavoro?
- Che valore hanno il certificato in materia di sicurezza nel Modello Organizzativo ex Decreto 231?
- Perché la Cassazione distingue tra Modello Organizzativo 231 e DVR?
- Quali conseguenze pratiche per le aziende?
- Qual è il ruolo del giudice nell’accertamento?
- Come incide la sentenza sulla colpa di organizzazione?
- Qual è il rapporto con l’art. 30 del D.Lgs. 81/2008?
- Perché la sentenza è rilevante per Bergamo e per le imprese del territorio?
- Quali implicazioni per l’Organismo di Vigilanza?
- FAQ
Il Modello 231 certificato o corredato da certificazioni in materia di Sicurezza sul lavoro è tornato al centro del dibattito giuridico con la sentenza Cass. pen., Sez. IV, n. 30039 del 1° settembre 2025, di seguito allegata. La Suprema Corte ha chiarito i limiti e i valori delle certificazioni dei Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro nel contesto della responsabilità amministrativa degli enti. Il caso riguardava un infortunio mortale, e la decisione diventa un punto di riferimento per imprese, organismi di vigilanza e avvocati penalisti.
Cosa riguardava il caso deciso dalla Cassazione: il modello 231 ed il certificato in materia di sicurezza sul lavoro?
La vicenda nasce da un tragico infortunio mortale: un lavoratore rimase schiacciato a causa della caduta di una piramide di tubi d’acciaio in un cantiere. L’evento costò la vita al dipendente e aprì la strada a un processo penale.
Accanto ai responsabili individuali, venne chiamata a rispondere anche la società datrice di lavoro. Il giudizio coinvolse l’art. 25-septies del D.Lgs. 231/2001, norma che prevede la responsabilità degli enti per omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime commesse con violazione delle norme antinfortunistiche.
Condannata in primo grado, la società propose ricorso in Cassazione.
Qual era la questione giuridica centrale: il Modello 231 certificato in materia di Sicurezza?
Il nodo principale era la colpa di organizzazione. In particolare: un Modello 231 e le certificazioni in materia di Sicurezza sul lavoro può davvero escludere la responsabilità dell’ente?
La Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, segnalando che la responsabilità dell’ente non si fonda automaticamente sulla mancanza o inidoneità del modello, ma richiede una puntuale dimostrazione della colpa organizzativa e del nesso causale con il reato presupposto.
Quali principi ha affermato la Cassazione sul Modello 231 ed il certificato in materia di Sicurezza sul lavoro?
Il collegio ha chiarito che l’assenza di un Modello organizzativo non costituisce, di per sé, un elemento costitutivo dell’illecito. La responsabilità dell’ente presuppone:
- la commissione di un reato presupposto;
- la relazione organica e teleologica tra l’autore e l’ente;
- la colpa di organizzazione;
- il nesso causale tra la colpa organizzativa e il reato.
Inoltre, sul tema delle certificazioni, la Corte ha affermato che l’adesione a standard internazionali non comporta automaticamente l’efficacia esimente prevista dall’art. 30, comma 5, del D.Lgs. 81/2008. Tuttavia rappresenta «un elemento di particolare pregnanza nell’ambito dell’accertamento della colpa organizzativa», che può essere superato solo da una dimostrazione concreta dell’inadeguatezza del sistema.
Che valore hanno il certificato in materia di sicurezza nel Modello Organizzativo ex Decreto 231?
Uno dei passaggi cruciali della sentenza è proprio questo: le certificazioni non esonerano automaticamente dalla responsabilità, ma incidono nella valutazione del giudice.
La Cassazione sottolinea che il Modello 231 corredati da certificazioni in materia di Sicurezza sul lavoro ha un peso notevole, perché dimostra la volontà dell’impresa di adottare sistemi di gestione riconosciuti a livello internazionale. Non basta però “avere la carta”: serve un’applicazione effettiva, coerente e verificabile.
Perché la Cassazione distingue tra Modello Organizzativo 231 e DVR?
La Corte ha distinto chiaramente le funzioni:
- il Modello 231 ha natura di strumento di governance e controllo, volto a indirizzare i processi decisionali;
- il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è il contenitore delle misure tecnico-operative specifiche.
Come afferma la sentenza, «il Modello organizzativo ex D.Lgs. 231/2001 ha una funzione di governance e di controllo dei processi decisionali, non di dettaglio tecnico-operativo».
Questa distinzione è fondamentale: non si può pretendere che il Modello contenga procedure operative di dettaglio, perché queste appartengono al DVR e ad altri strumenti tecnici.
Quali conseguenze pratiche per le aziende?
Il messaggio della Cassazione è chiaro: un’azienda che adotta un Modello 231 certificato Sicurezza parte da una posizione di forza. La certificazione non basta da sola, ma costituisce un argomento importante a favore dell’ente, che potrà dimostrare di aver adottato misure adeguate.
Al contrario, un ente privo di modello o con un modello puramente formale rischia di vedersi contestata con più facilità la colpa di organizzazione.
Qual è il ruolo del giudice nell’accertamento?
Il giudice deve valutare caso per caso. Non è sufficiente accertare la mancanza del modello. È necessario verificare se esista un deficit organizzativo che abbia contribuito causalmente al reato.
Le certificazioni, i protocolli e l’attività dell’Organismo di Vigilanza diventano strumenti di prova, da esaminare con attenzione per stabilire se l’ente abbia realmente ridotto il rischio.
Come incide la sentenza sulla colpa di organizzazione?
La Cassazione ha ampliato la prospettiva: la colpa di organizzazione non coincide con la sola assenza del modello, ma con l’inadeguatezza complessiva del sistema di prevenzione.
In questo senso, un Modello 231 certificato Sicurezza diventa un segnale forte. Non basta da solo, ma se correttamente implementato può ribaltare l’accusa di carenza organizzativa.
Qual è il rapporto con l’art. 30 del D.Lgs. 81/2008?
L’art. 30, comma 5, del D.Lgs. 81/2008 stabilisce che l’adozione e l’efficace attuazione di modelli organizzativi conformi alle Linee guida UNI-INAIL o agli standard OHSAS/ISO costituiscono presunzione di conformità.
La Cassazione ha chiarito che questa presunzione non equivale a un’esimente automatica. Tuttavia, rappresenta un elemento probatorio a favore dell’ente, che il giudice non può ignorare.
Perché la sentenza è rilevante per Bergamo e per le imprese del territorio?
Molte imprese bergamasche, specie nei settori industriali e manifatturieri, affrontano quotidianamente rischi in materia di sicurezza. La decisione della Cassazione rende evidente che adottare un Modello 231 non è solo un adempimento formale, ma una protezione concreta.
A Bergamo, città con una forte tradizione produttiva, le aziende che scelgono la certificazione e l’attuazione effettiva del modello hanno un vantaggio competitivo non solo sul piano legale, ma anche reputazionale.
Quali implicazioni per l’Organismo di Vigilanza?
L’OdV assume un ruolo centrale. Non basta che l’ente si doti di un modello certificato: occorre vigilare costantemente sulla sua attuazione. La Cassazione richiama implicitamente la necessità di una funzione attiva, che dimostri il controllo sull’efficacia del sistema.
FAQ
Un Modello 231 con certificazioni in materia di Sicurezza sul lavoro esclude sempre la responsabilità dell’ente?
No, la Cassazione ha chiarito che non vi è automatismo. Tuttavia, la certificazione è un elemento probatorio di grande rilievo.
Il Modello 231 deve contenere procedure operative di dettaglio?
No, la Corte distingue tra modello (governance) e DVR (dettaglio tecnico-operativo).
Qual è il vantaggio per le imprese ?
A Bergamo, Brescia, Milano, Monza ed in tutte quelle aree dove il settore produttivo è forte, adottare un modello certificato significa ridurre il rischio di condanne e rafforzare la propria reputazione.