
Il caso di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, ha riaperto nel dibattito pubblico e giuridico il tema della premeditazione. In primo grado, i giudici avevano riconosciuto l’aggravante della premeditazione, insieme a quelle della crudeltà e dei futili motivi. Tuttavia, la Corte d’Assise d’appello ha recentemente escluso proprio questa aggravante, pur confermando la condanna all’ergastolo.
Il contrasto tra il giudizio giuridico e l’indignazione popolare ha riportato l’attenzione sulla nozione tecnica di “premeditazione”, spesso confusa, semplificata o attribuita automaticamente nella narrazione mediatica di un femminicidio. Comprendere il significato giuridico di questo concetto è essenziale non solo per gli operatori del diritto, ma anche per chi vuole interpretare correttamente le sentenze.
Il fatto: l’omicidio di Giulia Tramontano
Il femminicidio di Giulia Tramontano è avvenuto a Senago (Milano) nel maggio 2023. L’autore del delitto, Alessandro Impagnatiello, ha confessato l’omicidio, avvenuto nella casa che condivideva con la compagna, incinta di sette mesi. Secondo le indagini, l’uomo ha agito in un contesto di forte tensione emotiva, connotato da bugie ripetute e dal timore che la doppia vita sentimentale venisse scoperta.
I giudici di primo grado avevano ritenuto che il gesto fosse frutto di una lucida pianificazione, tesa ad eliminare un ostacolo alla propria libertà personale e sociale. In appello, però, la Corte ha escluso che vi fossero elementi sufficienti per sostenere, al di là di ogni ragionevole dubbio, la premeditazione.
La reazione dell’opinione pubblica al caso Impagnatiello: perchè si parla tanto di Premeditazione
La decisione della Corte d’appello ha suscitato numerose critiche, soprattutto sui social e sui mezzi d’informazione. Per molti osservatori, l’omicidio di Giulia Tramontano non poteva che essere premeditato: si è trattato, secondo questa prospettiva, di un delitto pianificato, preparato, tanto più grave perché consumato contro una donna in stato di gravidanza.
Tuttavia, il diritto penale non si fonda sull’emotività. Come ogni avvocato penalista sa, l’aggravante della premeditazione richiede la prova di un preciso lasso di tempo tra la decisione di uccidere e l’esecuzione dell’omicidio, accompagnato da un’effettiva riflessione sul gesto. Non basta quindi l’apparente “logica” del crimine.
Cos’è la premeditazione: definizione giuridica al di fuori del caso Impagnatiello
Nel linguaggio comune, “premeditare” un reato significa semplicemente pensarci prima, averlo in mente, non aver agito d’impulso. Ma per il diritto penale la premeditazione definito dall’articolo 577 del Codice Penale è qualcosa di più preciso.
Secondo la giurisprudenza di legittimità, la premeditazione consiste in:
- Persistenza dell’ideazione criminosa, cioè un lasso di tempo apprezzabile tra l’insorgere dell’intenzione omicida e l’esecuzione;
- Serena riflessione sul gesto, anche se non accompagnata da sentimenti positivi, deve trattarsi comunque di un’elaborazione lucida, non impulsiva;
- Mancanza di fattori scatenanti immediati: l’omicidio non deve essere conseguenza di un’alterazione repentina o di un conflitto improvviso.
Questo orientamento è consolidato nella giurisprudenza della Corte di Cassazione.
Premeditazione e omicidio: una relazione non automatica
Molti avvocati penalisti sottolineano che l’aggravante della premeditazione non si applica automaticamente in tutti i casi in cui l’omicidio appare frutto di una pianificazione. In effetti, anche in presenza di atti preparatori (come l’acquisto di un’arma), non è detto che il giudice possa desumerne con certezza la premeditazione, se manca il tempo per una vera riflessione.
Un tipico esempio è il caso in cui l’omicidio avviene poche ore dopo l’insorgere del movente. In tal caso, è più facile che si parli di “delitto d’impeto” o di “fatto passionale”. La differenza, spesso, è sottile e lascia ampio spazio al giudizio discrezionale del giudice.
Impagnatiello e l’assenza della premeditazione
Nel caso Impagnatiello, i giudici d’appello hanno ritenuto che, pur in presenza di indizi di una certa pianificazione (es. ricerche online, bugie reiterate, occultamento del cadavere), non vi fosse la certezza assoluta di un vero e proprio “distacco emotivo” tra la decisione di uccidere e l’azione omicida.
Non bastano quindi gli indizi per affermare la premeditazione: serve un quadro probatorio solido e coerente. In caso contrario, prevale il principio del “in dubio pro reo”.
Codice Rosso e aggravanti dell’omicidio
Nel contesto del Codice Rosso, la legge che tutela le vittime di violenza domestica e di genere, l’ordinamento prevede una serie di aggravanti specifiche in caso di omicidio. Tra queste:
- Omicidio commesso contro la moglie, compagna o ex compagna;
- Omicidio commesso con crudeltà;
- Omicidio contro una donna incinta;
- Omicidio con premeditazione.
Tutte queste aggravanti possono portare all’applicazione dell’ergastolo, ma solo se provate oltre ogni ragionevole dubbio. Il femminicidio di Giulia Tramontano, ad esempio, ha visto riconosciute le aggravanti della crudeltà e della relazione affettiva, ma non quella della premeditazione.
Differenza tra premeditazione e dolo d’impeto
Un altro punto centrale, noto a ogni avvocato penalista, riguarda la distinzione tra premeditazione e dolo d’impeto. Il primo presuppone tempo, riflessione e freddezza. Il secondo si configura quando l’omicidio avviene in un contesto emotivamente alterato, ad esempio durante un litigio o a seguito di una scoperta improvvisa (un tradimento, un’offesa, ecc.).
Nel dolo d’impeto, la pena è meno severa proprio perché si riconosce che l’azione è stata dettata da un impulso incontrollato, non da un piano preordinato. Anche nel caso Impagnatiello, la Corte ha ritenuto più plausibile questa seconda lettura.
Il caso Impagnatiello ed il concetto di “premeditazione”: implicazioni per il sistema giudiziario e per la giurisprudenza
Il caso Impagnatiello ha messo in luce un tema più generale: l’influenza che i media e l’opinione pubblica esercitano sulla percezione della giustizia. L’opinione comune, spesso legittimamente indignata di fronte a un femminicidio, può mal tollerare l’esclusione di un’aggravante che “sembra” evidente. Ma il diritto penale si fonda su principi garantisti: è il giudice, non il sentimento collettivo, a stabilire la responsabilità e le aggravanti.
Questo principio è essenziale per evitare condanne ingiuste, e lo stesso si applica nei confronti di qualunque imputato. Anche per chi è accusato di omicidio, la legge richiede che ogni aspetto della responsabilità sia provato rigorosamente.
La premeditazione nella giurisprudenza di Cassazione
Numerose sentenze della Corte di Cassazione hanno definito nel dettaglio cosa si intende per premeditazione. Tra le più significative:
- Cass. pen., sez. I, n. 7970/2007: ha chiarito che il tempo intercorso tra l’insorgenza del proposito criminoso e l’esecuzione deve essere apprezzabile e sufficiente a consentire una riflessione;
- Cass. pen., sez. I, n. 7766/2008: ha precisato che anche un omicidio apparentemente improvviso può essere premeditato, se l’agente aveva già ideato il fatto con fredda determinazione;
- Cass. pen., sez. I, n. 16885/2018: ha definito la premeditazione condizionata, in cui l’agente decide di agire solo al verificarsi o meno di un determinato evento.
Queste pronunce sono fondamentali per comprendere il concetto, e sono spesso utilizzate da ogni avvocato penalista per orientare la propria strategia difensiva o per confutare la sussistenza dell’aggravante.
Conclusioni nel caso Impagnatiello ed il concetto di Premeditazione
Il dibattito sulla premeditazione nel caso Impagnatiello ha evidenziato lo scarto tra percezione pubblica e razionalità giuridica. Comprendere il significato tecnico di questa aggravante è essenziale per garantire il rispetto delle regole del giusto processo.
Ogni omicidio e ogni femminicidio va giudicato sulla base delle prove, non delle sensazioni. La presenza o assenza della premeditazione può determinare l’applicazione di pene diverse, ma solo se sostenuta da elementi chiari, certi e inconfutabili.
La correttezza della motivazione giuridica, anche nei casi più emotivamente coinvolgenti, è una garanzia per tutti: vittime, imputati e per la tenuta stessa del sistema penale. Il caso Impagnatiello è destinato a diventare un riferimento nella giurisprudenza italiana in materia di premeditazione e Codice Rosso.