Atti Persecutori o Stalking: reato, pena, denuncia, difesa e tutela delle vittime

Una Donna Vittima di Atti Persecutori o Stalking
Una Donna Vittima di Atti Persecutori o Stalking

Che cosa sono gli Atti Persecutori o Stalking

Il reato di Atti Persecutori o Stalking, disciplinato dall’art. 612-bis del Codice Penale, punisce chi, con condotte reiterate, minaccia o molesta qualcuno in modo da provocargli un grave stato d’ansia o di paura, o da costringerlo a modificare le proprie abitudini di vita.
Si tratta di una norma introdotta nel 2009 per dare risposta legislativa a un fenomeno che, per la sua natura insidiosa e continuativa, non trovava adeguata tutela nel sistema penale previgente.

Gli Atti Persecutori possono manifestarsi in molteplici forme: pedinamenti, telefonate incessanti, invio di messaggi o regali indesiderati, appostamenti sotto casa, controllo ossessivo sui social network o addirittura minacce e danneggiamenti.
Non è necessario che vi sia contatto fisico o aggressione: ciò che rileva è l’effetto sulla vittima, che vive una condizione di persecuzione costante, paura e perdita della libertà personale.


Origine e finalità della norma

Il legislatore ha introdotto l’art. 612-bis c.p. con il chiaro intento di colmare un vuoto normativo. Prima della sua emanazione, comportamenti come minacce ripetute o pedinamenti non erano sempre punibili in modo adeguato.
La legge del 2009 ha quindi inserito il reato di Atti Persecutori o Stalking tra i delitti contro la libertà morale, riconoscendo che la molestia reiterata, pur priva di violenza fisica, può determinare conseguenze psicologiche gravissime.

Nel tempo, la normativa è stata rafforzata dal Codice Rosso (L. n. 69/2019), che ha reso più rapida la tutela della vittima e più severo l’apparato sanzionatorio, riconoscendo lo Stalking come una delle principali forme di violenza di genere.


Elementi costitutivi del reato

Perché si configuri il reato di Atti Persecutori o Stalking è necessario che sussistano tre elementi fondamentali:

    1. Condotte reiterate di minaccia o molestia – il comportamento deve ripetersi nel tempo, anche se non quotidianamente, e deve essere idoneo a ledere la libertà o la tranquillità della vittima.

    1. Evento di danno – la condotta deve provocare nella persona offesa un grave stato d’ansia o di paura, o costringerla a modificare le proprie abitudini di vita (ad esempio cambiare casa, lavoro o numero di telefono).

    1. Nesso causale – deve esistere un collegamento diretto tra la condotta dell’autore e il danno psichico o comportamentale subito dalla vittima.

La Cassazione Penale, Sez. V, sent. n. 35016/2021, ha precisato che il reato sussiste anche quando l’autore non abbia piena consapevolezza dell’effetto intimidatorio delle proprie condotte, purché queste siano oggettivamente idonee a generare timore e ansia nella vittima.


Le diverse forme di Atti Persecutori o Stalking riconosciute dalla giurisprudenza

La giurisprudenza distingue diverse tipologie di Stalking, tutte riconducibili al medesimo reato ma differenziate per contesto e modalità:

    • Stalking affettivo – è la forma più comune e riguarda i comportamenti persecutori dell’ex partner che non accetta la fine della relazione. Può includere telefonate ossessive, appostamenti, minacce, controllo digitale o ricatti emotivi.

    • Stalking lavorativo – si verifica quando la persecuzione avviene in ambito professionale, spesso da parte di colleghi o superiori. Crea un clima di paura, isolamento e stress, fino a spingere la vittima a cambiare lavoro.

    • Stalking condominiale – si manifesta in contesti di vicinato, con condotte moleste o minacciose reiterate, spesso con motivazioni futili.

    • Cyberstalking – è la forma moderna del fenomeno, realizzata attraverso mezzi telematici (social network, email, app di messaggistica, GPS). Consente all’autore di controllare o intimidire la vittima anche a distanza.

La Cassazione Penale, Sez. V, sent. n. 17795/2023, ha riconosciuto che il reato può configurarsi anche in assenza di contatti diretti, se l’attività persecutoria avviene tramite strumenti digitali, purché produca le conseguenze previste dalla norma.


Le pene previste per il reato di Atti Persecutori

L’art. 612-bis c.p. prevede la reclusione da uno a sei anni e sei mesi per chi commette il reato di Atti Persecutori o Stalking.
Le pene sono aumentate quando:

    • il fatto è commesso ai danni del coniuge, anche separato o divorziato;

    • l’autore è legato alla vittima da relazione affettiva o familiare;

    • la vittima è minorenne, disabile o donna in gravidanza;

    • il reato è commesso con strumenti informatici o telematici;

    • l’autore è già stato ammonito dal Questore e ha reiterato le condotte.

Oltre alla pena principale, il giudice può disporre l’interdizione dai pubblici uffici, la confisca dei dispositivi utilizzati e l’obbligo di risarcimento dei danni morali e materiali alla vittima.


Procedibilità del reato e Codice Rosso

Il reato di Atti Persecutori o Stalking è procedibile a querela della persona offesa, che deve essere presentata entro sei mesi dall’ultimo episodio di molestia.
Tuttavia, è procedibile d’ufficio nei casi più gravi:

    • quando la vittima è minorenne o persona con disabilità;

    • quando l’autore è coniuge o ex partner convivente;

    • quando il reato è connesso ad altri delitti procedibili d’ufficio.

Con l’entrata in vigore del Codice Rosso, i procedimenti per Stalking sono trattati con priorità. Il Pubblico Ministero deve sentire la vittima entro tre giorni e può richiedere misure cautelari urgenti, come l’allontanamento dell’autore o il divieto di avvicinamento.


Cosa succede dopo la denuncia per Atti Persecutori o Stalking

Dopo la denuncia, il Pubblico Ministero iscrive la notizia di reato e apre le indagini preliminari.
La vittima viene ascoltata con priorità, e il giudice può disporre immediatamente misure cautelari per evitare la reiterazione del reato.
Le indagini si basano su messaggi, testimonianze, tabulati telefonici, dati digitali, referti medici o psicologici, e relazioni dei servizi sociali.
Terminata la fase investigativa, il PM può chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione, oppure proporre riti alternativi (abbreviato o patteggiamento).


L’allontanamento e le misure cautelari

Tra le misure cautelari più frequenti nei procedimenti per Stalking vi sono:

    • il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima;

    • l’allontanamento dalla casa familiare;

    • il divieto di comunicare in qualsiasi forma;

    • l’applicazione del braccialetto elettronico.

L’art. 282-ter c.p.p. prevede che tali misure possano essere adottate anche in via d’urgenza dal Pubblico Ministero, per poi essere convalidate dal giudice.
La violazione delle misure costituisce reato autonomo (art. 387-bis c.p.) e comporta pene fino a tre anni di reclusione.
La Cassazione Penale, Sez. V, sent. n. 47056/2022, ha ribadito che la violazione anche di un solo divieto è indice di persistente pericolosità e può giustificare la custodia cautelare in carcere.


La violenza economica e digitale nello Stalking

Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha riconosciuto che lo Stalking può comprendere anche forme di violenza economica o digitale.
La Cassazione Penale, Sez. V, sent. n. 11061/2023, ha affermato che il controllo economico o tecnologico può costituire persecuzione quando è idoneo a comprimere la libertà personale della vittima.
Rientrano in questa categoria comportamenti come:

    • la sorveglianza online costante o tramite GPS;

    • l’accesso abusivo ai profili social;

    • la pubblicazione di contenuti offensivi o diffamatori;

    • la privazione o gestione coercitiva delle risorse economiche comuni.

Queste nuove forme di persecuzione, spesso invisibili, sono particolarmente gravi perché si sviluppano in ambiti di vita quotidiana e producono effetti psicologici devastanti.


Il valore probatorio della parola della vittima

Nel reato di Atti Persecutori o Stalking la parola della persona offesa riveste un ruolo centrale.
La Cassazione Penale, Sez. VI, n. 11156/2022, ha stabilito che le dichiarazioni della vittima, se coerenti e credibili, possono costituire prova sufficiente di colpevolezza, anche in assenza di altri riscontri.
Il giudice deve tuttavia verificarne la genuinità attraverso un’analisi rigorosa della coerenza interna del racconto e della costanza nel tempo.
Questo principio nasce dalla consapevolezza che lo Stalking si consuma spesso in ambienti privati o virtuali, dove la prova diretta è difficile da acquisire.


La costituzione di parte civile e il risarcimento del danno

La vittima del reato di Stalking può costituirsi parte civile nel processo penale per ottenere il risarcimento dei danni.
Il danno patrimoniale comprende le spese mediche, psicologiche, legali e i costi per trasferimenti o cambi di abitazione.
Il danno non patrimoniale include l’ansia, la sofferenza morale e il deterioramento della qualità della vita.
La Cassazione Penale, Sez. V, sent. n. 45851/2021, ha chiarito che il danno da Stalking è di natura permanente e deve essere risarcito anche in via equitativa, considerata la difficoltà di quantificare economicamente la paura e il turbamento psicologico subiti.


Il gratuito patrocinio per le vittime di Atti Persecutori o Stalking

Le vittime del reato di Atti Persecutori o Stalking hanno diritto al gratuito patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal reddito, in base all’art. 76, comma 4-ter, del D.P.R. 115/2002.
Questo diritto si estende anche alle vittime che si affidano a un avvocato iscritto nell’elenco degli esperti nel contrasto alla violenza di genere, i quali possono accedere ai fondi regionali per il rimborso delle spese legali.
Si tratta di una tutela fondamentale per garantire un accesso effettivo alla giustizia.


La difesa dell’imputato

Chi è accusato di Atti Persecutori deve predisporre una difesa attenta e tempestiva con l'ausilio di un Avvocato Penalista.
La strategia difensiva può basarsi su vari aspetti:

    • dimostrare l’assenza di dolo persecutorio, ovvero che le condotte non erano intenzionalmente moleste;

    • provare che non vi è stato alcun cambiamento reale nelle abitudini di vita della persona offesa;

    • evidenziare la reciproca conflittualità tra le parti, che esclude la persecuzione unilaterale.
      La Cassazione Penale, Sez. V, n. 23809/2022, ha ribadito che non ogni comportamento insistente o sgradevole costituisce reato, ma solo quello idoneo a determinare un concreto stato di ansia o paura.


I dati ISTAT sul fenomeno dello Stalking

Secondo i dati ISTAT 2024, il 16,1% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subito almeno una forma di Stalking.
Nel 63% dei casi, l’autore è un ex partner o una persona conosciuta.
Il 70% delle vittime ha dichiarato di aver modificato la propria vita quotidiana per paura, mentre il 58% ha sofferto disturbi del sonno o ansia persistente.
Le denunce sono in costante aumento, con oltre 19.000 procedimenti penali iscritti nel 2023.


L’articolo 612-bis del Codice Penale

L’art. 612-bis c.p. recita:

“Chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionargli un perdurante e grave stato d’ansia o di paura, ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto, o da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, è punito con la reclusione da uno a sei anni e sei mesi.”

La norma prevede aggravanti specifiche e un trattamento più severo per le ipotesi in cui la vittima sia legata all’autore da un rapporto familiare o affettivo.


FAQ – Domande frequenti sugli Atti Persecutori o Stalking

Cosa si intende per Atti Persecutori?

Comportamenti reiterati di minaccia o molestia che provocano ansia, paura o costringono la vittima a cambiare vita.

Qual è la pena per il reato di Stalking?

La pena va da uno a sei anni e sei mesi di reclusione, con aggravanti specifiche.

Il reato di Stalking è procedibile a querela?

Sì, salvo le ipotesi gravi in cui è procedibile d’ufficio.

Quando scade il termine per la querela?

Entro sei mesi dall’ultimo episodio persecutorio.

La sola parola della vittima può bastare per la condanna?

Sì, se ritenuta coerente e credibile dal giudice.

La vittima ha diritto al gratuito patrocinio?

Sì, sempre, anche se supera i limiti di reddito ordinari.

Chi è accusato di Stalking può essere arrestato?

Sì, in flagranza o se viola le misure cautelari.

La vittima può chiedere il risarcimento?

Sì, costituendosi parte civile nel processo penale.

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